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1990

mostra “i musei di James Stirling, Michael Wilford & Associates” BO

allestimento della mostra “i musei di James Stirling, Michael
Wilford & Associates (galleria d’arte moderna di Bologna) (con N.Marras grafica Lapiswerk)

 

Curata dal trio Francesco Dal Co, Tom Muirhead e Sergio Polano, nell’ambito di Bologna arte architettura – iniziativa promossa da Cersaie (salone internazionale della ceramica per l’edilizia e dell’arredobagno) e Saie (Salone internazionale dell’industrializzazione edilizia) -, l’antologica a tema museale sul grande architetto inglese è accolta in parte della galleria espositiva che sorge nell’area fieristica bolognese. Sollecitati dal confronto con una sequenza di luoghi espositivi permanenti a chiarire e circostanziare le ragioni del proprio ruolo, i progettisti dell’allestimento intendono esprimerne immediatamente la costitutiva precarietà, sospesa tra allusione e finzione. I progetti sono perciò esposti su “muri” sui generis, che citano i materici paramenti in pietra della Neue Staatsgalerie di Stoccarda ma sono sospesi da terra, dichiarando la propria finzione utile e irriverente; quasi pura grafia, che fa da sottofondo ai disegni di progetto, d’altra parte utilissima, durante il montaggio, all’impaginazione. Anche il gioco di “millepiedi” cui i visitatori possono prestarsi, da un lato ribadisce quanto di ludico e mondano compete alla vista di una mostra, dall’altro è consentito dall’ironia frequente nell’opera di Stirling. Per ridurre al minimo i riflessi sui disegni, incorniciati e sotto vetro, l’illuminazione è diffusa da un alto velario e le pareti bianche dei muri espositivi sono spioventi in maniera inaspettata. La struttura espositiva risulta priva d’ombre, anche al di sotto dei muri sospesi; anzi, qui, l’inclinata delle pareti fa incrociare la luce proveniente dalle due navate contigue e produce una lieve, straniante maggior luminosità. Per preparare l’occhio del visitatore a valori di illuminamento piuttosto bassi (imposti dalla delicatezza dei disegni), Castiglioni realizza una saletta d’ingresso completamente nera e oscurata: uniche fonti di luce, a titolo di introduzione, alcune grandi immagini luminose del museo di Stoccarda. Pur nel ridotto spazio disponibile all’interno della ggalleria e volendosi isolare dalle connotazioni del luogo, l’allestimento sviluppa oltre 100m lineari di parete espositiva, rinunciando radicalmente all’affollarsi di didascalie dei singoli disegni a favore di una parca segnalazione dei progetti, di sapore stradale. Il percorso si organizza attraverso tre navate, ove l’andata e il ritorno si fronteggiano, divisi solo da elementi “spartitraffico” a pavimento: mattonelle in gomma gialla di produzione industriale, nate per segnare i bordi di atterraggio negli aeroporti, qui reinterpretate per guidare, senza vincolare, il cammino del visitatore. A metà percorso, una saletta con poltroncine; di nuovo in penombra, vengono proiettate in sequenza le diapositive di quattro musei realizzati di Stirling. “Il muro come unico disegno di scansione degli spazi, la luce come insostituibile elemento di controllo progettuale” commenta “Domus” nel 1991.